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"Siamo schiacciati da forze che umiliano la nostra condizione di minuscoli esseri umani: siamo troppo fragili per opporci all'ineluttabile. Quella sensazione di piena e tragica consapevolezza della nostra natura è tuttavia fonte di meraviglia e può diventare un urlo alla vita. Il romanzo di Silvia Petroni è un sentito omaggio alla letteratura di montagna, ma è anche il racconto, evidentemente autobiografico, di una donna decisa a fronteggiare debolezze, angosce, paure e convenzioni sociali, nella difficile costruzione di un'identità personale. I primi passi in montagna nel delicato ricordo di un'estate si concludono con il terrore di un'adolescente di fronte alle trasformazioni del proprio corpo, mentre la tardiva scoperta di una complicità in famiglia (Gabriele Franceschini, zio, era un importante alpinista) sancisce definitivamente una scelta di vita. Il resoconto della spaventosa vicenda vissuta dalla protagonista sul Bishorn, cuore del romanzo, è decisamente appassionante [...]: la caduta in un crepaccio diventa maestosa vertigine e sublime esperienza del vuoto tra le cose. L'odissea tra medici e infermieri, poi, è raccontata con ironia e cinismo e assume i toni di un'altra impresa: affrontare il senso di impotenza una volta oltrepassata la "sottile linea bianca" di ospedali e visite specialistiche. L'approdo alle ebbrezze dell'arrampicata libera conclude l'opera con un appassionato inno alla rinascita. vuoto tra gli atomi è decisamente ben scritto [...]. Una raccolta di eventi autobiografici, sicuramente schietti e sinceri, che ruotano esclusivamente intorno all'interessante figura della protagonista, Dottore di Ricerca in Fisica nonché alpinista provetta. Provvista, oltre che di un fidanzato biologo, anche di una imbarazzante ed asfissiante compagna: la depressione. Le pagine in cui Petroni descrive la sua immane, disperata lotta per tentare di dare un senso alle cose sono di grande efficacia [...]." (Dal giudizio ricevuto per la 25ª edizione del "Premio Italo Calvino")